
Il segreto per l’autonomia idrica estiva non risiede solo nel volume della cisterna, ma nell’equilibrio ingegneristico dell’intero sistema di raccolta.
- Il calcolo del volume potenziale deve considerare la piovosità locale, la superficie del tetto e il suo coefficiente di deflusso specifico.
- La qualità e la conservazione dell’acqua dipendono criticamente da un filtro per le prime piogge e dal materiale del serbatoio (inerzia termica).
- La scelta della pompa deve basarsi sulla prevalenza necessaria a raggiungere con pressione adeguata l’irrigatore più lontano, non solo sulla sua potenza.
Raccomandazione: Approccia il progetto come un ecosistema idrico integrato, dove ogni componente—dal tetto alla pompa—è ottimizzato per massimizzare raccolta, qualità e distribuzione, garantendo la resilienza durante i mesi più secchi.
La crescente irregolarità delle precipitazioni e le ondate di calore sempre più intense rendono l’uso dell’acqua potabile per l’irrigazione del giardino una pratica non più sostenibile, né economicamente né ecologicamente. Molti proprietari di casa e piccoli agricoltori si rivolgono quindi ai sistemi di recupero dell’acqua piovana come soluzione per l’autonomia idrica. Tuttavia, l’approccio comune si concentra quasi esclusivamente sulla domanda: “Quanto grande deve essere la cisterna?”. Questa è la domanda sbagliata, o perlomeno, incompleta.
Il dimensionamento di un sistema di recupero non è un mero calcolo volumetrico. Le soluzioni standard spesso ignorano variabili critiche come i diversi coefficienti di deflusso dei tetti, l’importanza vitale dei sistemi di filtrazione avanzati o le leggi sulla prevalenza delle pompe. Il rischio è di investire in una cisterna che rimane vuota per metà estate, o peggio, che accumula acqua stagnante e inutilizzabile. La vera chiave non è semplicemente immagazzinare più acqua possibile, ma progettare un vero e proprio ecosistema idrico resiliente, dove la raccolta, la purificazione, lo stoccaggio e la distribuzione lavorano in sinergia.
Questo articolo abbandona le semplificazioni per adottare un approccio da progettista. Analizzeremo ogni fase del sistema con una prospettiva ingegneristica, fornendo le formule, i criteri e i parametri tecnici per costruire un impianto che non solo copra il fabbisogno estivo, ma garantisca anche acqua di qualità, nel pieno rispetto delle normative italiane. Dalla formula per il tetto alla scelta della pompa, fino alle strategie per ridurre l’evaporazione dal suolo, scopriremo come assicurare al vostro giardino l’acqua di cui ha bisogno, per tutta l’estate.
Per navigare attraverso le complesse fasi di progettazione di un sistema di recupero acque piovane efficiente e su misura, abbiamo strutturato questa guida in sezioni chiare. Ogni sezione affronta un componente critico dell’ecosistema idrico, fornendo dati e consigli pratici.
Sommario: Progettare il tuo sistema di recupero piovana passo dopo passo
- Tetto e piovosità : la formula per non comprare una cisterna troppo piccola o troppo grande
- Perché il filtro per le prime piogge è indispensabile per non far marcire l’acqua nella cisterna ?
- Cemento o polietilene : quale serbatoio interrato dura di più e mantiene l’acqua fresca ?
- Quale pompa sommersa scegliere per avere pressione sufficiente all’irrigatore più lontano ?
- Quando è vietato usare l’acqua piovana in casa per lavatrice e WC ?
- Swales o laghetti : quale sistema di ritenzione idrica scegliere per un terreno in pendenza ?
- Quando conviene consorziarsi tra vicini per costruire un invaso comune ?
- Come ridurre l’evaporazione dal suolo del 50% durante le ondate di calore estive ?
Tetto e piovosità : la formula per non comprare una cisterna troppo piccola o troppo grande
Il primo passo per un corretto dimensionamento è smettere di pensare in termini di “litri desiderati” e iniziare a calcolare i “litri disponibili”. Il potenziale di raccolta del vostro sito è il vero limite del sistema. La formula fondamentale da applicare è: Volume Annuo Raccoglibile (litri) = Superficie del tetto in pianta (m²) × Piovosità media annua (mm/anno) × Coefficiente di deflusso. La superficie da considerare non è quella inclinata, ma la sua proiezione orizzontale.
La piovosità media è un dato cruciale e altamente localizzato. L’Italia, ad esempio, presenta enormi disparità: dati recenti mostrano scenari con un +38% delle precipitazioni medie al Nord e un -18% al Sud rispetto alle medie storiche. Utilizzare un dato nazionale generico è un errore che può portare a sottostimare o sovrastimare drasticamente la raccolta. È fondamentale consultare i dati storici della stazione meteorologica più vicina, disponibili sui portali delle ARPA regionali.
Infine, il coefficiente di deflusso (o di ruscellamento) è un parametro ingegneristico che quantifica l’efficienza con cui il tetto “consegna” l’acqua alle grondaie. Un tetto verde, per sua natura, assorbe molta acqua, mentre un tetto in lamiera è estremamente efficiente. Ignorare questa variabile significa sbagliare il calcolo anche del 50%.
Per scegliere il parametro corretto, è essenziale identificare la propria tipologia di copertura. La tabella seguente, basata su standard tecnici italiani, riassume i coefficienti più comuni.
| Tipo di tetto | Coefficiente di deflusso | Efficienza raccolta |
|---|---|---|
| Tetto spiovente con tegole levigate | 0,9 | 90% |
| Tetto in coppi tradizionali | 0,8 | 80% |
| Tetto piano impermeabilizzato | 0,7-0,8 | 70-80% |
| Tetto verde estensivo | 0,4-0,5 | 40-50% |
Solo dopo aver calcolato il volume massimo teorico raccoglibile, potrete confrontarlo con il vostro fabbisogno estivo (es. litri/giorno per l’orto × giorni di siccità previsti) per definire un volume di stoccaggio realistico. Un serbatoio dimensionato per contenere più acqua di quanta il vostro tetto possa realisticamente raccogliere è un investimento inutile.
Perché il filtro per le prime piogge è indispensabile per non far marcire l’acqua nella cisterna ?
Una volta calcolato il volume, la priorità assoluta diventa la qualità dell’acqua. Il più grande nemico di un sistema di accumulo è la materia organica: foglie, polline, polvere e detriti che vengono lavati via dal tetto durante i primi minuti di un acquazzone. Se questi elementi entrano nella cisterna, si depositano sul fondo e avviano processi di decomposizione anaerobica, producendo gas, cattivi odori e un ambiente ideale per la proliferazione batterica. Il risultato è un’acqua stagnante, scura e inutilizzabile.
Per questo motivo, un semplice filtro a griglia sulla grondaia non è sufficiente. È indispensabile installare un filtro per le prime piogge (first-flush diverter) a monte della cisterna. Questo dispositivo scarta automaticamente i primi litri d’acqua di ogni pioggia, che sono i più carichi di inquinanti, deviandoli lontano dal serbatoio. Solo quando il tetto è stato “lavato”, il flusso viene reindirizzato verso l’accumulo.
Esistono diverse tecnologie di filtrazione, ma i sistemi a vortice sono tra i più efficienti. Sfruttano la forza centrifuga per separare l’acqua pulita dai detriti più pesanti, con un’efficienza di autopulizia molto elevata. L’investimento in un buon filtro è ciò che trasforma una semplice “vasca” in un vero e proprio serbatoio di conservazione.

Come dimostra questo spaccato tecnico, l’acqua entra tangenzialmente, creando un vortice. I detriti più pesanti vengono spinti contro la parete esterna e cadono verso lo scarico, mentre l’acqua più pulita passa attraverso una maglia filtrante centrale in acciaio inox prima di raggiungere la cisterna. Questo processo meccanico, senza parti in movimento complesse, garantisce affidabilità e una manutenzione minima, assicurando che nella cisterna entri solo acqua di alta qualità, pronta per essere conservata a lungo.
Cemento o polietilene : quale serbatoio interrato dura di più e mantiene l’acqua fresca ?
La scelta del materiale del serbatoio interrato non è una questione estetica, ma una decisione ingegneristica che impatta direttamente sulla durata dell’impianto e, soprattutto, sulla qualità dell’acqua. I due principali contendenti sul mercato italiano sono il calcestruzzo (cemento armato) e il polietilene ad alta densità (PEHD). La loro differenza fondamentale risiede nell’inerzia termica e nella facilità di installazione.
Il calcestruzzo, grazie alla sua massa elevata, offre un’eccellente inerzia termica. Ciò significa che è in grado di mantenere la temperatura dell’acqua costantemente bassa, anche durante le ondate di calore estive. Questo è un vantaggio biologico cruciale: secondo gli standard di conservazione, una temperatura inferiore a 16°C inibisce efficacemente la proliferazione di alghe e batteri. Un serbatoio in cemento interrato crea un ambiente simile a una sorgente naturale: buio, fresco e stabile. Inoltre, la sua robustezza strutturale è ineguagliabile.
Il polietilene (PEHD), d’altra parte, è molto più leggero, il che riduce drasticamente i costi e la complessità di trasporto e installazione. I serbatoi moderni in PEHD sono resistenti e progettati per l’interramento, ma la loro minore massa offre un’inerzia termica inferiore rispetto al cemento. Per compensare, è fondamentale garantire una profondità di interramento adeguata e un corretto rinfianco con materiale inerte (come sabbia o ghiaia) per isolare il serbatoio dalle variazioni di temperatura superficiali del terreno.
La scelta dipende quindi da un bilancio tra budget, logistica e priorità. Se l’obiettivo primario è la massima qualità e stabilità dell’acqua a lungo termine, e il cantiere lo permette, il calcestruzzo è la soluzione ingegneristicamente superiore. Se il budget e l’accessibilità sono i vincoli principali, il PEHD rappresenta un compromesso eccellente, a patto che l’installazione sia eseguita a regola d’arte per massimizzare l’isolamento termico.
Piano di verifica per la scelta del materiale della cisterna
- Valutare l’inerzia termica: Il calcestruzzo assicura un’inerzia termica superiore per mantenere l’acqua fresca e stabile, prevenendo la crescita biologica.
- Considerare peso e installazione: Il polietilene ad alta densità (PEHD) è leggero, più facile da trasportare e installare, riducendo i costi di cantiere.
- Verificare la durabilità e resistenza: Il calcestruzzo offre massima robustezza strutturale. La vetroresina può essere un’alternativa intermedia per leggerezza e durabilità.
- Analizzare il sito di posa: La base di appoggio deve essere perfettamente piana e portante. Per l’interramento, considerare la ventilazione, l’accesso in sicurezza e le protezioni anti-galleggiamento in caso di falda alta.
- Confrontare il costo totale: Valutare non solo il costo del serbatoio, ma anche quello di trasporto, scavo e installazione, che varia significativamente tra cemento e PEHD.
Quale pompa sommersa scegliere per avere pressione sufficiente all’irrigatore più lontano ?
Avere una cisterna piena d’acqua è inutile se non si riesce a distribuirla con la pressione adeguata. La scelta della pompa è un altro passaggio critico spesso sottovalutato. L’errore comune è guardare solo alla “potenza” (kW) o alla “portata” (litri/minuto). Il parametro ingegneristico fondamentale è invece la prevalenza, che rappresenta la capacità della pompa di sollevare l’acqua e spingerla attraverso le tubazioni, vincendo la gravità e l’attrito.
La prevalenza necessaria si calcola sommando tre fattori: il dislivello geometrico (la differenza di altezza tra il livello minimo dell’acqua nella cisterna e il punto di utilizzo più alto, es. l’irrigatore in cima alla collina), le perdite di carico (l’attrito generato dall’acqua che scorre nei tubi, nelle curve e nelle valvole, che aumenta con la lunghezza e la tortuosità dell’impianto) e la pressione di esercizio richiesta all’uscita (es. 2-3 bar per un irrigatore a turbina). Scegliere una pompa con una prevalenza insufficiente si tradurrà in un getto d’acqua debole e inefficace all’irrigatore più lontano.
Le pompe sommerse sono generalmente la scelta migliore per le cisterne interrate: sono silenziose, non rischiano il surriscaldamento e sfruttano la pressione idrostatica. Per un uso puramente irriguo, un’elettropompa con pressoflussostato è una soluzione semplice ed efficace: si attiva automaticamente all’apertura del rubinetto. Se invece si prevede anche un uso domestico (WC, lavatrice), è consigliabile una centralina di controllo che possa commutare automaticamente alla rete idrica quando la cisterna è vuota.
La scelta del modello di pompa dipende strettamente dall’uso previsto e dalle caratteristiche dell’impianto. La seguente tabella offre un confronto pratico tra le soluzioni più comuni.
| Tipo di pompa | Uso consigliato | Vantaggi |
|---|---|---|
| Centralina con pompa sommersa | Uso domestico continuo | Garantisce afflusso anche con serbatoio vuoto, monitora il livello e commuta automaticamente sulla rete idrica |
| Elettropompa con pressoflussostato | Solo irrigazione giardino | Disponibile in due potenze, garantisce afflusso solo se presente acqua nel serbatoio, attivazione automatica all’apertura rubinetto |
| Pompa centrifuga multistadio | Irrigatori a turbina | Alta pressione per grandi distanze |
Un ultimo consiglio tecnico: è fondamentale installare un filtro di aspirazione flottante sulla pompa. Questo dispositivo assicura che l’acqua venga prelevata circa 15-20 cm sotto la superficie, dove è più pulita, evitando sia i detriti galleggianti in superficie sia i sedimenti depositati sul fondo.
Quando è vietato usare l’acqua piovana in casa per lavatrice e WC ?
Una volta messo a punto l’ecosistema di raccolta, è imperativo conoscerne i limiti di utilizzo imposti dalla normativa italiana. La buona notizia è che la legge incentiva il recupero. Come specificato dal Codice dell’Ambiente, la raccolta a servizio di singoli edifici è fondamentalmente libera.
La raccolta di acque piovane in invasi e cisterne al servizio di fondi agricoli o di singoli edifici ad uso civile o industriale è libera e non richiede licenza o concessione di derivazione d’acqua.
– D.Lgs. n.152/06, Articolo 96 comma 4 del Codice dell’Ambiente
Questa libertà, tuttavia, non significa che l’acqua raccolta possa essere usata per qualsiasi scopo. L’acqua piovana, anche se filtrata, non è potabile e non può essere utilizzata per scopi che implicano un contatto umano diretto o l’ingestione. La normativa UNI EN 16941-1 e le linee guida sanitarie stabiliscono una netta separazione tra usi consentiti e vietati, per garantire la sicurezza.
Gli usi consentiti includono l’irrigazione di giardini e orti, lo scarico dei WC, l’alimentazione della lavatrice e la pulizia di pavimenti esterni o veicoli. Per gli usi domestici come WC e lavatrice, è obbligatorio che l’impianto idraulico sia a “doppia rete”, ovvero che le tubazioni dell’acqua piovana siano fisicamente separate e non possano mai entrare in contatto con la rete dell’acqua potabile, per evitare qualsiasi rischio di contaminazione. I rubinetti che erogano acqua piovana devono inoltre essere chiaramente segnalati con la dicitura “acqua non potabile”.
Per fare chiarezza definitiva, la seguente tabella riassume gli usi permessi e quelli severamente vietati per l’acqua piovana recuperata in un contesto domestico.
| USO SICURO/CONSENTITO | USO VIETATO/SCONSIGLIATO |
|---|---|
| Irrigazione giardini e orti | Bere e cucinare |
| Scarico WC | Igiene personale diretta (doccia, bidet) |
| Lavatrice (con sistema dual-line) | Lavastoviglie |
| Pulizia auto e pavimenti esterni | Preparazione o lavaggio di alimenti |
| Alimentazione sistemi antincendio | Riempimento piscine (uso pubblico) |
Rispettare queste regole non è solo un obbligo di legge, ma una fondamentale misura di tutela della salute per sé e per la propria famiglia. Un sistema ben progettato è un sistema sicuro.
Swales o laghetti : quale sistema di ritenzione idrica scegliere per un terreno in pendenza ?
Oltre alle cisterne, esistono soluzioni naturali per la gestione dell’acqua, particolarmente efficaci su terreni in pendenza. L’obiettivo cambia: non più solo stoccare, ma rallentare il flusso dell’acqua, combattere l’erosione e favorire l’infiltrazione nel terreno, ricaricando la falda superficiale. I due approcci principali sono gli swales (trincee drenanti) e i piccoli laghetti o stagni di ritenzione.
Gli swales sono canali scavati lungo le curve di livello del terreno. La loro funzione è intercettare l’acqua piovana che scorrerebbe velocemente a valle, trattenerla e darle il tempo di infiltrarsi lentamente nel suolo. Il terreno scavato viene accumulato sul lato a valle dello scavo, creando un piccolo argine che viene poi piantumato con alberi, arbusti ed erbacee. Questo sistema è particolarmente indicato per i versanti collinari e terrazzati tipici di molte regioni italiane, come la Liguria, la Toscana o la Costiera Amalfitana. Gli swales trasformano il problema dell’acqua di ruscellamento in una risorsa, distribuendola in modo capillare e creando fasce di umidità che sostengono la vegetazione durante i periodi secchi.
I laghetti di ritenzione, invece, sono veri e propri piccoli invasi impermeabilizzati (solitamente con teli in EPDM o argilla bentonitica) posizionati in punti strategici per raccogliere l’acqua da superfici più ampie. A differenza degli swales, che favoriscono l’infiltrazione, i laghetti sono pensati per lo stoccaggio in superficie. Sono ideali alla base di un pendio o in un avvallamento naturale. Oltre a fungere da riserva per l’irrigazione, creano un prezioso microclima e un habitat per la biodiversità.
La scelta dipende dall’obiettivo e dalla morfologia del terreno. Per la rigenerazione del suolo e un’idratazione diffusa su un versante, gli swales sono la soluzione più elegante ed ecologica. Per uno stoccaggio concentrato e visibile, utile come riserva d’emergenza, il laghetto è più indicato. Spesso, la soluzione migliore è un sistema ibrido: swales a monte che rallentano e infiltrano, e un piccolo laghetto a valle che raccoglie l’eventuale eccesso.
Per stabilizzare le sponde di laghetti e swales, è fondamentale utilizzare piante autoctone che creino un apparato radicale robusto. Ecco una lista di specie adatte al clima italiano:
- Installare Typha latifolia (tifa) e Phragmites australis (cannuccia di palude) lungo le sponde per fitodepurazione e stabilizzazione.
- Piantare Iris pseudacorus (giaggiolo acquatico) nelle zone di transizione tra acqua e terra.
- Utilizzare Juncus effusus (giunco comune) per favorire il drenaggio naturale nelle aree circostanti.
- Aggiungere altre piante palustri locali per creare un ecosistema ricco e attirare fauna utile.
Quando conviene consorziarsi tra vicini per costruire un invaso comune ?
Per progetti di maggiore portata o quando i singoli lotti non permettono l’installazione di cisterne capienti, la soluzione consortile diventa un’opzione strategica. Costruire un invaso, un laghetto o un grande serbatoio comune condiviso tra più proprietà vicine permette di accedere a economie di scala significative, riducendo i costi pro capite di scavo, impermeabilizzazione e installazione.
Studio di caso: Il modello dei Consorzi Irrigui e di Miglioramento Fondiario in Italia
Il paesaggio agricolo italiano offre un modello storico di gestione collettiva dell’acqua attraverso i Consorzi Irrigui e di Miglioramento Fondiario. Questi enti, nati per ottimizzare l’uso della risorsa idrica su vasta scala, dimostrano come la collaborazione possa superare i limiti della proprietà individuale. Replicare questo modello in scala micro-residenziale è possibile. Un piccolo gruppo di vicini può costituire un consorzio privato o un’associazione temporanea di scopo per co-finanziare e co-gestire un impianto. Il Decreto N. 185 del 12 Giugno 2003, inoltre, ha aperto la strada al riutilizzo delle acque per scopi civili, inclusa l’alimentazione di reti duali separate, legittimando ulteriormente questi approcci collaborativi.
La convenienza di un approccio consortile emerge in diverse situazioni. È ideale in contesti di lottizzazione recenti o in aree rurali dove più abitazioni condividono esigenze idriche simili per giardini e piccoli orti. Diventa quasi una necessità quando si affrontano terreni con pendenze complesse, dove un unico grande invaso a valle risulta tecnicamente più semplice ed efficiente di tanti piccoli serbatoi sparsi sui versanti.
Il successo di un progetto comune si basa su due pilastri: un accordo legale chiaro e un sistema di gestione equo. Prima di iniziare, è fondamentale redigere uno statuto che definisca con precisione le quote di partecipazione ai costi di costruzione e manutenzione, i criteri di ripartizione dell’acqua (es. a ore, a volume), le responsabilità in caso di guasti e le procedure per l’ingresso o l’uscita di un membro dal consorzio. La trasparenza e la formalizzazione degli accordi sono l’unica garanzia per trasformare un’idea promettente in un progetto duraturo e privo di conflitti.
Punti chiave da ricordare
- Il dimensionamento corretto non è una stima, ma un calcolo basato su superficie del tetto, piovosità locale e coefficiente di deflusso.
- La qualità dell’acqua a lungo termine dipende da un filtro per le prime piogge e da un serbatoio con alta inerzia termica per mantenere l’acqua fresca.
- L’acqua piovana non è potabile: il suo uso è regolamentato e richiede reti idrauliche separate per gli impieghi domestici consentiti (WC, lavatrice).
Come ridurre l’evaporazione dal suolo del 50% durante le ondate di calore estive ?
Progettare un sistema di raccolta efficiente è solo metà della soluzione. L’altra metà consiste nel ridurre il fabbisogno idrico alla fonte. Durante le ondate di calore estive, che in Italia vedono picchi di temperatura sempre più elevati (il rapporto SNPA ha registrato un +2,54°C ad agosto 2024 rispetto alla media), una quantità enorme di acqua di irrigazione viene persa per evaporazione diretta dal suolo. La strategia più efficace per combattere questo spreco è la pacciamatura.
Coprire il terreno esposto attorno alle piante con uno strato di materiale organico o inerte crea una barriera fisica che riduce drasticamente l’evaporazione, mantiene il suolo più fresco e umido, e sopprime la crescita delle erbe infestanti che competono per l’acqua. Una pacciamatura ben applicata può ridurre il bisogno di irrigazione fino al 50%, raddoppiando di fatto l’autonomia della vostra cisterna.

La scelta del materiale di pacciamatura dovrebbe privilegiare risorse locali e sostenibili, creando un sistema a ciclo chiuso. L’Italia, con la sua diversità geologica e agricola, offre numerose opzioni a basso costo:
- Lapillo vulcanico: Nelle zone del centro-sud (Lazio, Campania, Sicilia), questo materiale poroso è eccellente per arieggiare il suolo e trattenere l’umidità. È durevole e decorativo.
- Corteccia di pino marittimo: Disponibile nelle aree costiere (Liguria, Toscana, Puglia), è ideale per piante acidofile e ha un’ottima durata.
- Lolla di riso: Nelle aree risicole del nord (Piemonte, Lombardia), questo sottoprodotto leggero e a basso costo è un ottimo pacciamante annuale per l’orto.
- Biochar: Prodotto dalla pirolisi di scarti di potature (es. olivo) o gusci di nocciole, il biochar migliora la struttura del suolo e la ritenzione idrica a lunghissimo termine.
- Pacciamatura viva: L’uso di piante tappezzanti a basso fabbisogno idrico, come il timo serpillo o il rosmarino prostrato, crea una copertura verde permanente che protegge il suolo e aumenta la biodiversità.
Integrare la pacciamatura nella gestione del giardino non è un’operazione accessoria, ma un pilastro fondamentale della resilienza idrica. Ogni litro d’acqua risparmiato è un litro in più disponibile nella cisterna per affrontare i periodi di siccità più critici.
Adottare un approccio ingegneristico al recupero dell’acqua piovana è il passo decisivo per trasformare una spesa in un investimento strategico per la resilienza della vostra proprietà. Per mettere in pratica questi consigli, il prossimo passo consiste nell’analizzare nel dettaglio il vostro sito e iniziare a raccogliere i dati specifici: misurate il vostro tetto, cercate i dati di piovosità della vostra zona e valutate le caratteristiche del vostro terreno.
Domande frequenti sul recupero dell’acqua piovana
Ogni quanto tempo va pulita la cisterna con filtro a monte?
Le cisterne dotate di un sistema di filtrazione efficiente, afflusso calmato e sifone di troppopieno richiedono una pulizia approfondita solo ogni 10-15 anni. Sul fondo si forma naturalmente uno strato di sedimenti che contribuisce a mantenere l’equilibrio biologico e la qualità dell’acqua. Una pulizia troppo frequente o aggressiva può compromettere questo strato benefico.
Come funziona la rimozione automatica delle sostanze galleggianti?
Il trabocco regolare dell’acqua attraverso il sifone di troppopieno, che si verifica quando la cisterna è piena, permette la rimozione automatica dello strato superficiale. Questo processo espelle le sostanze leggere che tendono a galleggiare, come il polline o piccole particelle, contribuendo alla pulizia continua e naturale del serbatoio.
Quali protezioni installare per serbatoi collegati alla rete fognaria?
Se il sifone di troppopieno della cisterna è collegato direttamente alla rete fognaria, è fondamentale installare due dispositivi di sicurezza: una trappola per odori (sifone) per impedire la risalita di miasmi e gas dalla fognatura, e una protezione anti-roditori (come una griglia robusta) per evitare che piccoli animali possano entrare nel serbatoio attraverso le tubature.